L’ulteriore, deciso calo dell’inflazione italiana, passata (base annua) dal 7,6% di fine maggio al 6,4% di giugno, quasi sicuramente renderà ancora più forte la contrapposizione tra chi, come il nostro Governo, ritiene che la conferma del rigore monetario, da parte della BCE, sia una cura peggiore del male e chi, invece, come buona parte degli economisti, pensa che ormai siamo vicini “all’ultimo miglio”, per cui desistere ora equivalga ad annullare quanto di buono fatto sino ad ora.
Caso vuole che, proprio in questi giorni, a Sintra, in Portogallo, si sia tenuto il tradizionale simposio organizzato dalla BCE.
A conclusione del Forum, ieri si è svolta una tavola rotonda che ha visto la partecipazione dei Presidenti di quattro tra le maggiori Banche Centrali del pianeta: FED, BCE, Bank of England, Bank of Japan. Soltanto uno, Kazuo Ueda, della Bank of Japan, ha detto che l’inflazione, nel suo Paese, non desta alcuna preoccupazione, per cui non si rende necessaria alcuna politica restrittiva (cosa, peraltro, che si protrae dai primi anni 90: per molti anni il Paese nipponico è stato vittima della deflazione, male forse altrettanto grave quanto l’inflazione). Tutti gli altri, a partire dalla Lagarde, hanno confermato le loro tesi, ribadendo che nuovi rialzi sono in vista: certamente a luglio, per poi rimandare a settembre (un po’ come a scuola….) eventuali nuove decisioni. Addirittura Powell ha detto che nell’ultima riunione della FED (in cui è stato deciso di lasciare le cose come stanno) la maggioranza dei Governatori federali erano favorevoli a 2 rialzi. Non di meno, Andrew Bailey, il Governatore inglese, che recentemente ha ritoccato all’insù dello 0,50%, si è detto determinato a continuare sulla stessa strada (va detto che la Gran Bretagna, da un punto di vista macro-economico, è quella che forse se la passa peggio, con un’inflazione più alta rispetto alle altre aree e con un’economia sotto pressione, al punto che alcuni sondaggi dicono che se il referendum sulla Brexit si tenesse ora – si era svolto il 23 giugno 2016 – il “remain” prevarrebbe non di poco).
Ci aspettano, quindi, altri mesi con tassi in rialzo (si spera modesto, 0,25%, massimo 0,50%), per poi iniziare una fase di stabilità: se il trend che vede l’inflazione scendere mese dopo mese (per quanto il “carrello della spesa”, composto dai prodotti ad “alta frequenza di acquisto”, continui a confermarsi a livelli più alti – le ultime rilevazioni, in Italia, lo danno al 10,7%), per arrivare al 3% (media annua 2024), se non sotto, le Banche Centrali non potranno limitarsi a guardare e dovranno abbandonare il rigore, tornando a politiche più accomodanti (anche se per rivedere tassi a zero, o giù di lì, ci vorranno, se mai accadrà, generazioni). Il “mantra” è l’inflazione target: e quindi il 2%. Livelli più bassi vorrebbero significare che la recessione, quella dura, si è impossessata dell’economia: e nessuno vorrà “mettere la firma” sulla “decrescita” globale.
In altri momenti, dichiarazioni come quelle ascoltare ieri avrebbero, se non affossato, senza dubbio allarmato non poco gli operatori.
A prevalere, invece, ancora una volta, è stato il “bicchiere mezzo pieno”: più che guardare alla rinnovata conferma del rigore monetario, si preferisce guardare ai prezzi che scendono. Dopo i dati italiani, oggi sono attesi quelli della Germania, mentre domani sarà la volta della Francia e della UE, con attese di un deciso ribasso dei prezzi. Cosa che potrebbe rafforzare la tesi di chi vuole “guadagnare tempo” per ulteriori rialzi autunnali, ma che non dovrebbe far cambiare idea per i rialzi già programmati per luglio.
Ieri, quindi, mercati europei tonici, con il nostro indice MIB a + 0,85%. In arretramento, di contro, i rendimenti obbligazionari, con gli operatori convinti che l’economia non dovrebbe subire troppi “danni”.
Chiusure intorno alla parità per Wall Street.
Questa mattina avvio di giornata contrastato sui mercati asiatici: lieve rialzo per Tokyo e Shanghai (entrambe intorno allo 0,15%), mentre scivola di nuovo, a Hong Kong, l’Hang Seng (– 1,22%).
Chiuse per festività diverse piazze, come l’India e Singapore.
Futures al momento intorno alla parità.
Leggero calo per il petrolio, con il WTI a $ 69,31 (- 0,47%).
Stabile ($ 2,675) il gas naturale americano.
Oro a 1.912$ (- 0,57%).
Leggero allargamento per lo spread, a 163 bp.
Il movimento contrario del bund tedesco, passato dal 2,35% al 2,31%, favorisce, comunque, il nostro BTP, il cui rendimento rimane sotto il 4%, in area 3.95/3,97%.
Treasury Usa al 3,76%.
In rafforzamento il $, con l’€/$ a 1,0894.
Bitcoin che persiste sopra i $ 30.000 (30.210).
Ps: il romanzo più famoso di Jules Verne è senza dubbio Il giro del mondo in 80 giorni.
Ieri a Genova (prima volta in Italia) si è conclusa la Ocean Race, la circumnavigazione del mondo, a tappe, in barca a vela con equipaggio (5 persone), dopo 13.000 miglia e 163 giorni (erano partiti il 15 gennaio da Alicante). La cosa che colpisce, però, è che per sapere chi sarà il vincitore bisognerà attendere il giudizio della giuria in quanto pende un ricorso della barca americana, che accusano gli avversari francesi di averli speronati mentre erano in testa.